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Emissioni in atmosfera
L’inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza le aree urbane, nelle quali l’intenso traffico veicolare, il riscaldamento domestico invernale e le attività industriali contribuiscono, con le loro emissioni, al peggioramento della qualità dell’aria. Nonostante i successi ottenuti nella riduzione di alcuni inquinanti, la qualità dell’aria rappresenta ancora uno dei problemi principali delle città.
Molte sostanze inquinanti dell’atmosfera possono essere già presenti in natura a basse concentrazioni con origine da processi naturali, altre possono essere di sola origine antropica: un eccessivo superamento dei livelli naturali è dannoso. Certamente gli effetti nocivi sono legati ai livelli raggiunti in atmosfera ed al loro tempo di permanenza in essa. Quindi il rischio per la salute dipende dalla concentrazione (quantità per m3) e dall’esposizione (tempo di permanenza nell’ambiente). Gli inquinanti atmosferici principali sono biossido di azoto (NO2), monossido di carbonio (CO), ozono (O3), biossido di zolfo (SO2), particolato inalabile (PM10), benzene (C6H6).
La produzione energetica è strettamente associata con la qualità dell’aria in quanto le emissioni dei grandi impianti termoelettrici ed industriali avvengono attraverso alti camini che ne facilitano la diluizione e diffusione anche a grandi distanze. Le modalità di produzione e consumo dell’energia, e le conseguenti emissioni in atmosfera, rappresentano dunque un elemento determinante della qualità ambientale delle aree urbane.
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Qualità dell'aria
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Consumi di acqua e perdite di rete
Le aree urbane, essendo territori fortemente antropizzati e caratterizzati da molteplici attività umane, causano numerose e diversificate pressioni sullo stato quantitativo e qualitativo delle risorse idriche. In particolare sono critiche per le emissioni e gli scarichi di sostanze inquinanti da sorgenti puntuali (scarichi) e diffuse, queste ultime particolarmente connesse alla impermeabilizzazione del terreno (dilavamenti, acque di prima pioggia) e alle ricadute atmosferiche (emissioni in aria degli insediamenti civili e industriali, traffico).
Le città importano grandi quantità di acqua e anche se la maggior parte dell’acqua è adoperata per usi domestici, il consumo idrico totale è di fatto somma di vari addendi: il consumo diretto della popolazione, che varia con il clima, lo stato sociale e le abitudini, il consumo delle industrie ed attività artigianali inserite nel contesto urbano, il consumo dei servizi pubblici o privati (uffici, servizi ricreativi, comunità, scuole, caserme, ospedali, ecc.), gli sfiori degli impianti di stoccaggio dell’acqua, le perdite dovute al mal funzionamento degli impianti. Un ruolo importante è rappresentato poi dall’acqua per l’irrigazione artificiale delle aree verdi, la cui presenza influenza sicuramente il benessere psico-fisico dei cittadini.
Oltre ai consumi idrici, all’efficienza di erogazione e alla depurazione, un altro aspetto da non sottovalutare è che molte città si sviluppano nei pressi delle zone costiere e spesso sono attraversate da fiumi. Queste risorse naturali rivestono un ruolo importante, sia come risorse da poter sfruttare (ad esempio per il turismo, per l’acqua d’irrigazione, ecc.), sia come beni dal valore intrinseco che possono migliorare la percezione dei cittadini nei confronti dell’ambiente urbano.
Data quindi l’importanza dell’acqua, la normativa nazionale ed europea (legge 183/89, legge 36/94, d. lgs. 152/99 e s.m.i. e Direttiva Quadro 2000/60 CE) hanno elaborato due concetti fondamentali per la gestione e la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche: l’identificazione del bacino idrografico, come unità territoriale di base, sostituito dalla Direttiva CE con il distretto idrografico e l’Ambito Territoriale Ottimale (ATO), spesso coincidente con aree territoriali a livello di provincia; all’ATO come unità amministrativa più idonea sono state affidate l’organizzazione e la gestione del Servizio Idrico Integrato che comprende le varie fasi del ciclo idrico dalla captazione al riutilizzo.
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Acque di balneazione
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Aree portuali
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Rifiuti urbani
Negli ecosistemi non antropizzati esiste un equilibrio ecologico naturale in cui la materia e l’energia del sistema sono prodotte, trasformate e consumate senza produzione di sostanze che non possano essere riutilizzate dall’ecosistema stesso, cioè non si producono rifiuti.
Ciò non si verifica negli ecosistemi urbani, infatti le città importano un ampio range di materiali e prodotti che vengono usati e trasformati in altri materiali ed infine sono esportati sotto forma di rifiuti, solo in parte riutilizzati. La gestione dei rifiuti urbani è senza dubbio uno degli elementi che maggiormente influenzano la qualità della vita nelle nostre città.
La crescente produzione di rifiuti può essere ricondotta all’aumento dei consumi e all’utilizzo sempre più frequente di materiali con cicli di vita brevi. Inoltre lo stile di vita del cittadino comporta modelli di consumo elevato che vanno via via crescendo in relazione al miglioramento del tenore di vita e all’aumento del reddito pro capite.
I rifiuti sono un importante fattore di carico ambientale ed un indicatore di dissipazione di risorse. La perdita di materiali ed energia associata alla produzione di rifiuti ha conseguenze non solo ambientali, ma anche economiche a causa dei costi per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento degli stessi.
Ai giorni nostri, le novità legislative intervenute, destinate ad incidere profondamente sul sistema di gestione dei rifiuti, hanno incentivato il passaggio da un modello “tutti i rifiuti a discarica” ad una modello complesso di “prevenzione e recupero” che ricorre ad un articolato sistema tecnologico finalizzato al trattamento, al riciclaggio ed al recupero energetico. Le disposizioni approvate negli anni sono state finalizzate alla riorganizzazione dell’intero settore, in particolare stimolando i diversi operatori pubblici e privati a misurarsi con criteri di conduzione aziendale e di competitività, al fine di realizzare un sistema di gestione efficace, efficiente ed economico.
Punti cardini della nuova disciplina sono il riciclaggio, il recupero di materia prima, la riduzione dello smaltimento, la realizzazione di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento che tengano conto delle migliori tecnologie disponibili a costi non eccessivi.
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Inquinamento elettromagnetico
L’interesse verso l’inquinamento elettromagnetico ha assunto negli ultimi anni un’importanza crescente legata ai possibili effetti sulla salute derivanti dalla permanenza prolungata in prossimità di elettrodotti, di emittenti radiotelevisive e di antenne per la telefonia mobile. Il fenomeno comunemente definito “inquinamento elettromagnetico” è legato alla generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali, cioè non attribuibili al naturale fondo terrestre o ad eventi naturali, ma prodotti da tali impianti. Le sorgenti di campi elettromagnetici diffuse negli ambienti urbani sono molto numerose sia nell’ambito delle frequenze estremamente basse (ELF: Exstremely Low Frequency), sia nell’ambito delle radiofrequenze (impianti radio televisivi e stazioni radio base). Particolare importanza riveste, in ambito urbano, l’inquinamento domestico. Infatti i vari elettrodomestici producono campi elettromagnetici. Dato il crescente interesse per questo tema si è assistito ad un aumento delle attività di controllo alle frequenze suddette.
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Inquinamento acustico
Si tratta dell’inquinamento legato agli agenti fisici (rumore ed onde elettromagnetiche) e dell’inquinamento negli ambienti confinati (in particolare il radon). L’attenzione a questi temi è cresciuta di recente, a causa della presa di coscienza che l’inquinamento legato a questi fattori può avere effetti sulla salute.
Per ciò che riguarda il rumore, si tratta un indicatore ambientale e sanitario ancora sottovalutato, a causa soprattutto della soggettività della percezione uditiva. Nella vita quotidiana di una metropoli il rumore è un’esperienza comune. La principale sorgente risulta essere il traffico stradale, a questa si aggiungono i locali notturni e di ristorazione situati nei centri storici delle città, le varie attività ricreative (partite, concerti, manifestazioni), le attività artigianali e industriali. Anche se allo stato attuale non esiste alcuna evidenza che il rumore, in particolare da traffico, possa provocare danni all’apparato uditivo, il disturbo sulle popolazioni può essere lo stesso molto significativo per effetti di natura socio-psicologica (disturbo, annoyance). Un clima acustico migliore è dunque un obiettivo comune a molte realtà urbane e la valutazione dell’inquinamento acustico è infatti inserita in numerosi progetti di sintesi di qualità ambientale.
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Radon nelle abitazioni
Tra i vari agenti inquinanti dell’ambiente indoor deve essere menzionato il radon (222Rn), un gas nobile radioattivo prodotto dal decadimento dell’uranio (238U) e presente nella crosta terrestre. Mentre in atmosfera il radon si diluisce rapidamente, negli ambienti confinati si accumula e, in alcuni casi, può arrivare a livelli di concentrazione tali da rappresentare una fonte di rischio per la salute degli occupanti. L’attenzione verso questo gas deriva dal fatto che l’effetto sanitario legato all’esposizione ad esso e ai suoi prodotti di decadimento consiste nell’aumento di rischio di insorgenza di tumore polmonare. Gli aspetti normativi hanno dunque come obiettivo finale la “riduzione del rischio” ad un livello che può essere considerato “accettabile”.
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Turismo
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Ecolabel
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Inquinamento Indoor
Nel corso degli ultimi anni la cosiddetta “Indoor Air Quality” (IAQ) è divenuta una delle principali problematiche ambientali, particolarmente nei grossi agglomerati urbani. Si definisce inquinamento indoor la presenza nell’aria di ambienti confinati di contaminanti fisici, chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria esterna di sistemi ecologici di elevata qualità. Il progresso tecnologico-industriale ha determinato un aumento quantitativo e una diversificazione delle sostanze presenti negli ambienti confinati con la conseguente variazione della qualità dell’aria interna. La composizione dell’atmosfera all’interno degli edifici è fondamentalmente la stessa che troviamo all’esterno ma cambiano le quantità e i tipi di contaminanti; agli inquinanti provenienti dall’esterno va infatti aggiunta tutta una serie di agenti inquinanti le cui fonti sono all’interno degli edifici. Le fonti principali di contaminanti indoor sono: i materiali da costruzione; gli impianti di riscaldamento, condizionamento e cottura dei cibi; gli arredi; i rivestimenti (pitture murali, vernici, pavimenti ecc.); prodotti per la manutenzione e la pulizia (detersivi, insetticidi ecc.).
Le differenti abitudini e attività svolte all’interno degli ambienti, unite alla natura privata delle abitazioni non rendono, però, attualmente possibile un monitoraggio standardizzato delle diverse realtà confinate. In aggiunta, si deve considerare che l’inquinamento indoor non è regolato da veri e propri riferimenti normativi. Di conseguenza non è facile individuare indicatori facilmente popolabili per ottenere una lettura d’insieme del fenomeno dell’inquinamento indoor, delle pressioni e dei relativi impatti sulla salute. Per questi motivi nelle varie edizioni del Rapporto abbiamo proposto un set di indicatori proxy, basati su informazioni di tipo socio-economico e sanitario, che possono essere di indirizzo rispetto al rischio di insorgenza di problemi relativi alla qualità dell’aria indoor.
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Strumenti di Pianificazione locale
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